Il cielo lo sa – nuovo singolo di Silvia Mirarchi con Pasquale Panella

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La cantautrice Silvia Mirarchi, torna con il nuovo singolo dal titolo Il Cielo Lo Sa, in uscita il 13 marzo in tutti i digital stores, che vede la preziosa collaborazione del paroliere Pasquale Panella. Un sodalizio artistico, quello tra i due, che ha le sue radici già nel precedente lavoro della cantautrice, l’album A Migliaia pubblicato con l’etichetta Terre Sommerse nel 2011.

Insieme al singolo, il videoclip con la regia di Simone Durante. E’ stata seguita la scelta di un video molto semplice, per dare risalto al mondo interiore dell’artista, che si rispecchia in un panorama onirico e naturale.

Silvia Mirarchi è una cantautrice delicata, raffinata, in contro tendenza con i tempi, che disegna attraverso le proprie canzoni un’atmosfera onirica e allo stesso tempo di classicità perduta. Il suo lavoro porta in seno una fioritura barocca che si esprime appieno nelle linee melodiche e nelle sfumature della sua voce, educata e discreta. Classica, in riferimento alla canzone d’autore degli anni ’70 ed ‘80, della quale Panella è, oltre tutto, illustre protagonista, la forma canzone di Silvia Mirarchi si pone ciononostante su di un percorso del tutto personale ed autentico; vocalità, linee armoniche ed arrangiamenti remano, in questo senso, nella stessa direzione.

Il Cielo Lo Sa è un brano introspettivo al femminile, come un intimo pensiero che trabocca senza misura in una goccia, una goccia che dice di fidarsi di sé.

[tube]https://www.youtube.com/watch?v=9K_KsvJzUMI[/tube]
https://www.youtube.com/watch?v=9K_KsvJzUMI

Così Pasquale Panella commenta la musica di Silvia Mirarchi:

La musica è stordita, instupidita, sbattuta, ferita, e non da ora, la musica è un riccio sulla strada percorsa dagli utenti a bordo delle loro macchine d’ascolto. Siccome hanno le cuffie nelle orecchie, sono distratti, non vedono il riccio sulla strada, questa palletta urtata, che rotola sull’asfalto da biliardo. L’ascoltano ma non la vedono? Sì, è così. Silvia la vede e la soccorre, ha cura per il riccio. Conosco le sue competenze, perlomeno dalla musica dei greci fino all’oggi, e tutta questa storia lei la somministra come un ricostituente al riccio malmesso. Gli racconta le favole degli strumenti, dalla cetra, passando per i cembali, i clavicembali e i forte-piano, fin qua. L’organo positivo, quando racconta dell’organo positivo è come se lo suonasse, incanta, e con un mormorio sfiora la pelle. Positivo deriva da ponere, deporre: un organo portatile da porre in luogo. Anche la sua voce è così: lei la pone in luogo, e crea il luogo. La musica è un po’ questo, creare luogo. Il luogo del riccio poverino, nel quale il riccio rinasce e rivive ascoltando lei che canta. Un segreto, senza scomodare miti, un segreto che lei conosce: cantare è soprattutto farsi ascoltare dagli animali, rendendoli più dolci e compassionevoli, misericordiosi verso gli umani. Anche se gli umani non lo meritano né lo meriteranno mai. Lei è così, è struggente. Scioglie il canto e chi l’ascolta. Nel suo respiro c’è il fiato del mito.   

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