Giffoni Festival: MARK RUFFALO, HO SEMPRE SOGNATO DI ESSERE HULK, BRANDO E MASTROIANNI
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Hulk abbraccia Giffoni. Entusiasta, accompagnato dalla moglie Sunrise Coigney, Mark Ruffalo, il 47enne attore di “The Avengers”, la serie Marvel in cui interpreta Hulk, dichiara subito chi sono i suoi eroi: “Da bambino sognavo di essere Hulk -dice- E poi Marlon Brando e Jerry Lewis.
Quando ero ragazzino mia nonna ci mandava a letto presto ma poi veniva da me e mi diceva se volevo andare a vedermi un film in televisione con lei. E così, mentre lei si fumava una sigaretta, una notte mi vidi “Un tram che si chiama Desiderio” e appena comparve Brando esclamai ‘Io voglio essere come lui, voglio fare quel film!’.
Ma anche Marcello Mastroianni è stato un mio eroe: fascino, seduzione, comicità ma anche quel po’ di cattiveria, ha saputo esprimere tutti gli stati dell’essere umano”. Non finisce qui l’elogio del cinema italiano: “Lina Wertmuller, Fellini, Sorrentino con la Grande Bellezza. Ecco, il cinema italiano ha una grande capacità di riflessione e di rappresentare la grande bellezza della vita quotidiana e la meschinità. Questa è l’italianità ed è una cifra poetica che cerco di portare dentro la mia recitazione, è un modo di recitare molto diverso da quello che si fa in America”.
La parte di Hulk gli ha cambiato la vita: “La sera prima della decisione sono andato a dormire alle quattro di notte e mi hanno detto ‘se domattina trovi una limousine nera, vuol dire che la parte è tua’. La mattina dopo la limousine era proprio lì’, davanti casa”. Recitare con la tecnologia e gli effetti speciali non è semplice ma Ruffalo ha la sua ricetta: “Malgrado sia l’arte più antica, mi ha aiutato il teatro -spiega- Perchè nel teatro si ha bisogno di molta immaginazione, proprio come quando reciti con la tecnologia, devi immaginare che sulla scena ci siano cose che non ci sono nella realtà”. Recentemente ha recitato in “The normal heart”, film ispirato alla storia vera di Lerry Kramer, scrittore omosessuale. “
La sentenza della Corte Suprema che ha dato il via libera in Usa ai matrimoni gay è stata molto importante -dice- sono stato felice anche se ci siamo arrivati tardi. Quel giorno Larry Kramer mi ha detto ‘non stiamo facendo abbastanza’ ma poi si è raccolto in se stesso e ha pianto di gioia”.
Il suo prossimo film è “Spotlight”, in cui vengono denunciati casi di pedofilia legati alla chiesa cattolica al fianco di Michael Keaton e Rachel McAdams mentre non sa ancora se ci saranno nuovi episodi di Hulk perchè, scherza, non vorrei che il pubblico invece di vedere l’incredibile Hulk alla fine vedesse l’incredibile bulk (l’incredibile massa)”.
La chiusura è su Giffoni e, ancora, sull’Italia: “L’amore innocente che questi ragazzi hanno per il cinema è fantastico -dice- Non mi aspettavo questa accoglienza ma non sono sorpreso perchè conosco il calore delle mie tradizioni. E’ vero quello che diceva Truffaut, questo è il festival più necessario. Per me il carpe diem (il motto scelto da Giffoni 2015) è un atteggiamento che non deve riferirsi a un solo giorno. Per me il carpe diem è stato lanciarmi nel vuoto senza rete per diventare attore, anche quando trovavo chi non credeva in me, chi rifiutava di darmi le parti e chi diceva che non avevo chance perchè sembravo troppo italiano ma non ero italiano e non parlavo neanche italiano”

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